Ti racconto | L'una e l'altra di Ali Smith




Titolo: L'una e l'altra
Autore: Ali Smith
Editore: Edizioni Sur
Traduzione: Federica Aceto
Pagine: 311
Prezzo: 17,50



Ero davvero curiosa di leggere questo romanzo. Sia perché ne avevo sentito parlare ovunque (in ogni dove in ogni luogo e in ogni lago) su youtube, sui vari blog, tra i consigliati di Goodreads - insomma mi stava palesemente perseguitando - sia perché mi era capitato di leggere qualche tempo fa l'intervento fatto dall'autrice in occasione della presentazione del libro al festival dell'Internazionale.

“Volevo provare a scrivere una storia che fosse un affresco. Ho letto che, dopo l’alluvione di Firenze, degli affreschi sono stati staccati dal muro per essere restaurati: trovo molto affascinante questa nuova dimensione che possono assumere, ma che soprattutto, una volta staccati, questi affreschi abbiano rivelato altri affreschi. Che ci sono sempre stati, sono sempre stati lì, ma semplicemente nessuno li poteva vedere. Ecco. Volevo scrivere una “storia affresco” di questo tipo, stratificata, dove i due strati sono entrambi presenti, senza sapere l’uno dell’altro, essendo entrambi le cose in contemporanea.” “Poi mi è capitato di vedere un’immagine di un dettaglio del Salone dei Mesi di Schifanoia e da lì è partita l’idea di vederlo a Ferrara”

Ecco, le sue parole mi hanno affascinato tantissimo. La struttura di questo libro è quella di un romanzo-specchio; il volume è diviso in due storie, separate e ben distinte ma che si richiamano a vicenda. Da una parte troviamo George, un'adolescente che sta vivendo un momento difficile della sua vita (come se l'adolescenza non lo fosse abbastanza). Sua madre è morta e in questa prima parte ripercorriamo il loro rapporto, la vita della madre, le questioni irrisolte o rimaste in sospeso come l'attività che la riguarda - sua madre è un'attivista  nel gruppo Subvert , in pratica utilizzano pop up legati all'arte e alla politica per mandare messaggi discordanti per sovvertire, appunto il sistema - una ficata insomma. George cerca di elaborare il lutto, in una continua antitesi tra osservazione, conoscenza, volontà di sapere e desiderio di fuggire.
Dall'altra parte invece siamo catapultati nella Ferrara del Quattrocento. L'altra è la storia d una ragazza che si finge uomo per poter proseguire con il suo sogno di diventare pittore (o pittrice, o insomma tutte e due le cose insieme). Due storie, uno lo specchio dell'altra, due figure e due modi osservare la realtà, trasfigurarla e ricomporla. Si tratta proprio di questo: osservare la realtà, cogliere le sfumature e andare più in profondità, scavare sotto il primo strato di affresco e scoprine un altro.
Poi scomporre tutto ciò che osserviamo, analizzarlo e ricomporlo filtrato dalla nostra immaginazione, dalla nostra mente. Nella mia mente questo romanzo è simile a un prisma. Così come il fascio di luce viene scomposto e i colori si fondono uno con l'altro senza contorni netti, così la realtà si scompone si ricompone con continuità, analizzata ed esplorata in ogni sua angolazione e sfaccettatura. L'intento dell'autrice di creare una storia affresco secondo me è riuscito in pieno. Ogni frase, ogni dialogo, ogni dettagli sembra voler nascondere qualcosa, come se ci fosse qualcosa sotto da celare, da proteggere dalla realtà. I discorsi sono spesso frammentati, interrotti. Le frasi restano sospese nell'aria come se ci fosse un altro significato da cogliere o semplicemente un vuoto da riempire. Lo stile di Ali Smith è caustico nei dialoghi, spesso pungente.
 A tratti invece l'ho trovato poetico, misterioso, vago. Il mix di questi due aspetti crea un'atmosfera che ti risucchia completamente e ti fa vivere fuori dalla storia e dentro la storia. L'una e l'altra cosa insieme.

Commenti

Post più popolari